Becoming a Better Player
Quando spesso si parla delle partite che abbiamo giocato, dei tornei trascorsi o di quelli ancora in essere, raramente ci soffermiamo su chi abbiamo incontrato, siamo molto più portati a riflettere contro COSA abbiamo giocato piuttosto che contro CHI abbiamo giocato; anche quando riflettiamo su quali mosse abbiamo compiuto, su che carte abbiamo pescato o che ci hanno giocato contro raramente inquadriamo il contesto in modo ampio, più semplicemente ci limitiamo ad associare quelle carte/quelle giocate a una certa tipologia di mazzo senza andare a fondo della questione.
Quanto è importante contro chi giochiamo? È sempre corretto fare la mossa giusta? Cosa differenzia un ottimo giocatore da uno mediocre? Queste riflessioni mi hanno portato a scrivere l’articolo che state leggendo e che spero sarà in grado di dare una risposta esaustiva ad alcuni di questi quesiti.
Il mese scorso si è svolto il Win a Box di Gametrade a Malpensa, io e BINO stavamo osservando una partita fino a quando si crea questa situazione: il giocatore A(d’ora in avanti GINO) ha giudicato il turno prima Loki perfetto e ha giocato Intuizione di Loki passando poi il turno; il giocatore B (PINO) con atom-kaguya gioca il suo turno e lo termina con 3 pietre non spossate; tocca a GINO: lui ha al cimitero sia Arondight che Intuizione di loki e può ancora utilizzare la runa NEO RAGNAROK e ha 4 pietre non spossate. BINO mi dice:” Adesso GINO fa intuizione di loki, gli scarta eventuali risposte che ha in mano, utilizza NEO RAGNAROK e vince la partita”; io invece gli rispondo:” Invece lui farà direttamente NEO RAGNAROK pensando di poterlo proteggersi da Kaguya con Arondight, PINO farà canzone delle fate e GINO perderà la partita”…
Come è andata a finire? Esattamente come sostenevo io e difatti GINO argomenterà con la spiegazione che ho dato. Come mai BINO, che ha proposto la soluzione tecnicamente migliore, oltre che supportata dalla mossa del turno precedente di GINO, non è stata quella che poi ha fatto GINO? Perché BINO ha proposto la soluzione che era effettivamente la migliore, andando però a escludere la componente umana della partita; un giocatore che è abituato a giocare contro mazzi a base kaguya sa benissimo che Arondight è la risposta più forte contro quelle tipologie di mazzi ma in quel momento non era la soluzione più corretta; Gino avrà tenuto conto di questa cosa e ha modellato la sua giocata sulle sue esperienze pregresse, che lo hanno però portato a sbagliare e perdere la partita.
Quanto conta quindi la componente umana quando si gioca a carte? Tanto, tantissimo, molto spesso troppo. Quante volte vi capita di vedere un giocatore forte giocare e riuscire a vincere delle partite impossibili? O magari perdere una partita perché in preda alla rabbia o allo sconforto? Spesso direi, perché spesso i giocatori meno bravi tenderanno a sbagliare mossa o atteggiamento per via della componente psicologica che circonda la partita.
Ognuno di noi ha uno stile di gioco unico, che ci contraddistingue da tutti gli altri e se volete migliorare il vostro modo di giocare dovrete iniziare a sfruttare le debolezze dei vostri avversari.
Ero al Gp di Berlino, stavo giocando Hanzo mono G contro Gill,un matchup che con la lista dell’epoca era quasi impossibile da vincere; vinsi 2-0, come mai? Semplicemente perché notai che il mio avversario tendeva a giocare veloce quando aveva due protezioni per il suo sovrano e pensare parecchio quando invece non ce le aveva e facendo questa banale osservazione riuscii a strappargli due partite in maniera semplicissima e andare avanti con il mio torneo.
Per crescere come giocatori bisogna imparare a osservare la partita al di là dei mazzi che abbiamo di fronte, bisogna comprendere che stiamo giocando prima contro delle persone che contro degli archetipi e come tale il vantaggio psicologico e fondamentale.
Quali potrebbero essere le prime migliorie per poter capire contro chi giochiamo?
- Conversate: chiedete da dove arriva il vostro avversario, da quanto gioca, cosa gli piace giocare , senza chiedere cosa sta giocando direttamente oggi si possono capire tantissime cose, ad esempio chi gioca da tanto avrà sicuramente molta esperienza e probabilmente farà giocate più pensate, o ancora chi viene da lontano è probabile che avrà investito molto tempo nel torneo rispetto a chi ce l’ha sotto casa e sarà più propenso a voler vincere piuttosto che a passar la giornata e basta… tanti piccoli accorgimenti che potrebbero darvi un grosso vantaggio;
- Osservate attentamente il vostro avversario: sembra anche questa una banalità ma quanta importanza date realmente a chi avete di fronte? Mi capita spesso di dover essere io a richiamare il mio avversario perché si lascia distrarre facilmente dai tavoli attorno, sopra, sotto, dall’amico che gli parla e via dicendo; prestate sempre attenzione a cosa fa, come gioca certe carte, il suo schema di gioco e capirete dove vuole portarvi;
- Fate domande: ogni giocatore porta con sé una storia, chiedete in giro che cosa gioca di solito, come si comporta, se ha delle particolarità, e riuscirete a sedervi al tavolo sicuramente più preparati;
- Capite chi avete di fronte e giocate di conseguenza: se io so di aver contro un giocatore navigato non cercherò assolutamente di indurlo in errori banali che potrebbero costarmi la partita, invece contro giocatori meno esperti cercherò di fare delle giocate più strane per poter indurre in errore il mio avversario; ciò significa anche fare scelte teoricamente peggiori ma che nella partita potrebbero risultare più efficaci rispetto a una giocata in assoluto migliore ma che nel concreto risulterebbe meno performante.
Comprendere chi abbiamo di fronte significa anche essere umili, amichevoli, cordiali, disponibili o freddi quando serve; significa saper accettare la sconfitta quando si ha di fronte un giocatore molto forte, scambiare qualche battuta quando si ha contro una persona socievole, saper capire quando affrontare una questione a muso duro e quando invece bisogna essere signori e lasciar correre. Essere un ottimo giocatore significa in primis essere un’ottima persona, capace di giocare al meglio delle proprie possibilità senza mai dimenticarsi che di fronte si ha un’altra persona e non un mazzo di carte.
Crescere come giocatori significa comprendere appieno tutte le sfaccettature del gioco, al di là anche delle semplici meccaniche, anche e soprattutto il lato umano che è sicuramente il più difficile da coltivare ma sarà quello che più di tutti vi farà distinguere come competitor e come persona.
Spero che questo articolo vi sia piaciuto, ci vediamo alla prossima!