Liberazione, e un viaggio verso il futuro
Antonio Di Lorenzo
Liberazione, e un viaggio verso il futuro
(La storia di Gill)
“Ti ho fatta aspettare, eh Kaguya?” disse Fiethsing alla Strega.
“…”
In quel singolo momento nel flusso incessante del tempo, Fiethsing e la Strega del Tempo erano l’una davanti all’altra. Ma la Strega non poteva rispondere all’elfa: quella forma era un simulacro atto solo a consumare, incapace di fare altro. Ciononostante, Fiethsing continuò a parlare.
“Kaguya, noi tutti vogliamo salvarti tanto quanto tu vuoi salvare me.”
Un refolo di vento piroettò intorno a Fiethsing, come a portare con sé i desideri di ogni altro spirito che l’oracolo elfico aveva incontrato: Alice, gli abitanti di Terra Due, Fiethsing stessa.
“Torna indietro, ti prego. Non serve altro. Non devi sentirti in colpa, né portare questo rimpianto nel tuo cuore da sola. Io stessa mi caricherò la tua tristezza sulle spalle.”
In quel momento, il vento sembrò parlare allo spirito di Kaguya come una voce carica di nostalgia, carica di ricordi di un futuro che sarebbe arrivato solo tra diecimila anni.
Ma non ci fu risposta.
Eppure, c’era una voce, dentro la Strega, una voce che cresceva a poco a poco: la voce di Kaguya, imprigionata nella trama del Tempo. Pensava che non le sarebbe stato perdonato nulla, che non avrebbe mai più ritrovato Fiethsing. Col tempo, quei pensieri distorti la avevano avvolta come un bozzolo, e lei aveva preso la forma della Strega senza capire che era stata perdonata.
La voce crebbe ulteriormente, fino a risuonare con tremenda potenza, e quando infine il volto della Strega si crepò la trama del Tempo fu ricomposta, e la maledizione spezzata.
“Fieth!” esclamò Kaguya, liberandosi dalle spoglie della Strega e crollando nelle braccia di colei che la aveva allevata.
In quel momento, il sistema che dipanava il Tempo crollò su se stesso, e il mondo rifluì all’inverso.
L’oscurità fu dispersa dai cieli, e la luce illuminò nuovamente ogni cosa. Un raggio di sole cadde su un seme solitario, che si avviluppò nella terra e in una frazione di secondo cominciò a germogliare, fino a crescere in un immenso albero la cui chioma si protendeva fino ai cieli.
“Ce l’abbiamo fatta, pare,” mormorò Reiya, sollevata dal successo di Fiethsing.
“Quell’albero…” chiese Gill. “È quello, l’ultimo elemento su cui faceva affidamento Scheherazade?”
“Sì,” rispose Fiethsing. “Yggdrasil. L’Albero della rinascita del mondo.”
Gill si sollevò in piedi, sorreggendo Reiya.
“Scheherazade lo sapeva,” disse faticosamente la vampira. “Sapeva che per salvare veramente questo mondo non sarebbe bastato sconfiggere la Strega, ma avremmo dovuto ottenere anche il potere di rigenerarlo. Così ha protetto Yggdrasil con tutto il potere che le rimaneva, in modo da impedire alla Strega di consumarlo del tutto, e lo ha consegnato a noi. Da ora in poi, le anime di coloro che sono stati perduti potranno rinascere tramite Yggdrasil.”
“E adesso? Cosa accadrà a questo mondo?”
“Anche se ormai la trama del Tempo è stata distrutta, il mondo non può più tornare al futuro originale. Il tempo stesso si muoverà verso il vero presente, e chi si trova all’esterno di questa realtà vedrà il futuro materializzarsi in un battito di ciglia. Il futuro… diecimila anni, passati in un istante. Ma per noi che ci troviamo in questo mondo adesso, quel tempo passerà normalmente. E sarai tu, a creare il futuro di questa realtà.”
Nel vedere Reiya, Taegrus Brillaperla, Shaela e Kirik corserò incontro a Gill. Fiethsing tornò da Ciel, che giaceva ancora incosciente sulla schiena di Taegrus. Gli spiriti di Fiethsing e Kaguya, stranieri in quel mondo, cominciarono a svanire, e presto nessuna di loro due fu più presente. E in quello stesso modo, svanì anche l’essenza della Strega del Tempo.
“È finita, a quanto pare,” sospirò dolcemente Shaela.
“Abbiamo vinto? Se è così, direi che è un buon motivo per festeggiare!” ruggì Kirik.
“Oh, oh, oh!” rise Taegrus, facendo quasi cadere Ciel. “Ma certo! Darò immediatamente disposizione ai miei cuochi!”
Nessuno di loro aveva più alcun potere, dopo quella terribile battaglia. Eppure, si ergevano trionfanti nell’ultima luce del giorno, come gli eroi che avevano salvato il mondo.
Dopo che il gruppo tornò a Sasaru, si svolsero grandi festeggiamenti. Ci fu però un gran trambusto quando un aiuto cuoco chiamato da Kirik, una certa Sylvia, cucinò un pentolone di roba talmente bizzarra e rivoltante da poter essere a mala pena chiamata “cibo”. Fortunatamente i cuochi di Brillaperla furono in grado di gestire da soli l’incredibile appetito dei convitati, e la festa fu piacevole per tutti.
Quella notte, Reiya si allontanò di soppiatto dal gruppo, diretta verso il cancello del Palazzo.
“Reiya!” la chiamò Gill, che l’aveva intravista poco prima e l’aveva seguita. “Dove stai andando?”
“Non appartengo a questo mondo, ricordi?” ribatté amaramente la vampira. “Non c’è più posto per me, qui.”
“Posso seguirti?”
In quella domanda di Gill c’era una sincera trepidazione, e Reiya parve non coglierne il senso. “E perché mai? Non ho più alcun potere.”
“E perché dovrebbe importarmi? Piuttosto, questo è un ulteriore motivo per venire con te!”
“Come ti pare,” sbuffò Reiya, tentando di mascherare il lieve sorriso comparso sul proprio volto.
“E comunque ci sono tante cose di cui non abbiamo parlato, cose che ti devo chiedere, cose che non mi hai ancora detto!” Gill sembrava completamente perso nei propri pensieri.
“Che? Di cosa diamine stai parlando, Gill?”
“Parlo di Lapis. Hai detto che Alhama’at ha creato Lapis come suo corpo di riserva, ma non penso che sia proprio così. Io penso che lui stesse cercando di riportare in vita suo fratello, il cui nome era proprio Lapis! O almeno, ha…” continuò a dire il ragazzo.
“Capisco. Però tutta questa storia mi confonde. D’altronde sono un vampiro, cosa posso capirne dei sentimenti di un umano?”
“Non ti credo. Penso che una parte di te abbia compreso i sentimenti di Alhama’at.”
“E cosa te lo fa pensare?” esclamò Reiya lapidaria, girandosi di scatto per lanciare a Gill uno sguardo di sfida.
“Reiya, tu mi hai detto di aver ereditato la volontà di tua madre e di voler salvare questo pianeta. Perciò è evidente che una parte di te sia capace di comprendere l’amore che una persona può provare nei confronti di un familiare.” Mentre diceva questo, Gill sembrò cambiare atteggiamento, diventando più serio rispetto alla sua solita vivacità. “Ma tralasciando questo, ciò che voglio veramente sapere è la tua storia, Reiya, e la storia di tua madre.”
Reiya fu presa alla sprovvista, e sembrò quasi che stesse arrossendo. Gill le si avvicinò con una strana determinazione negli occhi, rendendola curiosa di cosa sarebbe accaduto di lì a poco.
“È una lunga storia, umano. Potresti morire prima di vederne la fine.”
“Il futuro è tanto tempo,” disse Gill, prendendole la mano. “Lascia che ascolti, e magari per quando morirò sarò arrivato a sapere tutto.”
Quella notte, Reiya e Gill sparirono insieme. Nessuno di loro fu più rivisto da quel giorno.
“Non dovremmo fermarli?” chiese Shaela.
“Nah. Si sono guadagnati un po’ di riposo.” rispose Kirik.
La sirena e il dragonide osservarono Reiya e Gill allontanarsi dalla cima del palazzo. Sapevano che Reiya se ne sarebbe andata senza dire niente, e ci tenevano a darle un addio almeno tramite i loro sguardi. Non si aspettavano che anche Gill partisse, però. Anche Taegrus avrebbe voluto assistere alla partenza della vampira, ma si era addormentato per i troppi bagordi fatti durante la grande festa di quella sera.
“Anche io me ne andrò, domani,” disse Kirik alla sua improbabile alleata e amica. “Devo tornare al mio allenamento.”
“Abbi cura di te, Kirik,” rispose Shaela compostamente, non riuscendo però a trattenere una lacrima per quell’addio così improvviso.
“E tu,” grugnì impacciatamente il dragonide, cercando di nascondere un certo imbarazzo, “tu faresti meglio a tornare al tuo palazzo, sai! La tua gente ha bisogno di un capo forte come te. Quelle pappemolli staranno già piangendo perché non sei lì.”
Shaela si fece sfuggire una risata. “Certo. Prometto che aiuterò la mia nazione a tornare splendente come un tempo. Grazie.”
Nel cielo notturno, le stelle splendevano come milioni di diamanti. La luna portata da Reiya per vegliare su di loro, invece, era sparita. In quel momento si chiesero se anche quella luna fosse svanita come Kaguya e Fiethsing, seguendo i loro spiriti.
Quando Taegrus si svegliò, i suoi compagni avevano già lasciato il palazzo. Il panda non ne fu sorpreso, anzi: era sicuro che i suoi amici avrebbero cominciato subito il loro viaggio verso il futuro.
“Orbene, è tempo di mettersi all’opera,” esclamò sbadigliando e levandosi a fatica dalla propria poltrona. “Che palazzo Sasaru torni al suo vecchio splendore!”
Il vero valore di un eroe si vede solo quando arriva la pace, quando giunge l’ora di mettersi in viaggio verso il futuro per vedere cosa ne sarà del mondo che si è costruito.
Quella che avete appena letto è la traduzione dell'episodio 87 di FoW World - Liberation and the journey to the future (Gill's story), parte della trama del Reiya Cluster (4th) - Winds of the Ominous Moon. Tutte le storie, in inglese, possono essere lette all'indirizzo http://www.fowtcg.com/strories.
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