FOW Tales:I Sei Saggi Capitolo 3:Wasting Love
Articolo by Diego Pennesi
Editor Force of Will Italia
-Zero?Zero allora?-
Si girò di scatto appena si sentì chiamare con insistenza.
-Uhm?-
-Ti unisci a noi?-chiese Milest.
Non aveva prestato attenzione, minimamente, alla cascata di parole che il suo compagno aveva vomitato da quando erano usciti dalla sala reale; rivedeva passo dopo passo quell'istante impresso nel tempo.
Quell'istante in cui veniva perforata all'addome dai colpi dello Cthulhu che era riuscita ad abbattere, lo stesso istante in cui il sigillo di Fiethsing l'aveva protetta, salvandola dalla morte.
Stizzita, arrabbiata, agitata.
-No, grazie-Rispose senza interesse.
-Va bene...E tu Fiethsing? Ti unisci a noi in una bevuta di festeggiamenti? La cittadina più vicina non è che ad un paio di ore di cavalcata...-
-No, grazie, preferisco riposare, andate pure-
Milest si girò verso Moojdart, i due si guardarono per alcuni istanti, la donna mosse la testa in segno di negazione e, salutando con un leggero inchino, si mosse verso le sue stanze.
-Non gli farebbe male uscire ogni tanto-
-Si, ma non è certo una figura che passa inosservata-replico Almerius.
-Neanche io se è per questo, ma non sono così testardo da rimanere con questi panni e con questa faccia- indicandosi la maschera ridente
-Non si tratta di testardaggine, se tu rimanessi con quella faccia, si tratterebbe di idiozia, idiozia pura-
-Ti sei mai vista vestita allo specchio?Inizi anche tu a darmi addosso?-
-Haha no no, per carità...su, cambiamoci e andiamo, ho voglia di bere qualcosa-
Tutti i saggi si separarono per andare nelle proprie stanze.
Grandi corridoi alti tre metri, larghi appena un paio davano grazie ai loro archi una magnifica visione della zona circostante.
La magione, posta sulla sommità di una alta collina era letteralmente immersa nel verde, a perdita d'occhio. I primi centri abitati erano lontani, a valle, facilmente riconoscibili dai camini sempre accesi e dal fumo che da essi scaturiva.
Ad un tratto Zero sentì un forte schiamazzo provenire da uno dei giardini della magione.
Un paio di guardiane stavano scortando un uomo, dall'aspetto un contadino.
Indossavano calzari d'oro, pepli di cotone chiarissimo e splendide armature a busto finemente impreziosite da incisioni in argento e oro.
L'uomo invece indossava semplici vestiti, usurati e rovinati per l'utilizzo intensivo che essi dovevano sopportare.
Il suo visto aveva un bell'aspetto, non certo perfetto, ma pur sempre dotato di un certo fascino, accresciuto da una barba lasciata leggerissimamente incolta ed un taglio di capelli corto, arruffato , tutto sommato, ben curato.
-V-vi giuro! Non cercavo di derubarvi! Io..io mi sono perso nei boschi e ho notato il vostro bellissimo giardino e al centro ho visto la fontana! Volevo solo dell'acqua e' forse un crimine?-
-Taci!-rispose una guardiana
Appena Zero fu abbastanza vicina, le ancelle si fermarono e salutarono omaggiando il Saggio con un piccolo inchino
-Saluti nostra signora Maga Sfolgorante!-enunciarono in coro
-Chi è quest'uomo?-
-Mia signora, e' un ladro, afferma di essere arrivato qui per caso...-
Zero lo osservò ed i loro sguardi si incrociarono
-Non hai con te una borraccia?-
-Si si...eccola- si girò di lato mostrandola agganciata alla cinta
Zero la prese riempiendola di acqua, la portò alla bocca dell'uomo e lo fece bere
-Capisco il vostro zelo, ma quest'uomo ha labbra e gola secca, non mi dite che non avete notato la sua voce rauca...-
Le due guardiane si scambiarono una occhiata preoccupata
-No mia signora noi...-
-Non fa nulla...me ne occupo io...- Gli legò le mani con una corda e si avviò verso l'uscita della magione, direttamente nel bosco, mentre il “prigioniero” arrancava, un po' per essere tirato dalla donna, un po' per il percorso troppo ripido.
-Mia signora, mia signora! E' sua quella splendida magione?Nel bosco così, senza una strada?Sa io sono semplicemente curioso, capisce...Forse...Forse dico una sciocchezza, ma non c'è possibilità che questa possa essere il luogo dove vivono i gloriosi saggi?-
Zero non prestava minimamente attenzione, abituata alla lunga lingua di Milest riusciva ad isolarsi tranquillamente dalle futili chiacchiere, soprattutto assorta com'era a sondare con lo sguardo il terreno: si guardava attorno, scrutando il ripido pendio, cercando qualcosa.
Dopo circa dieci minuti di discesa, il suo sguardo si calamitò su una roccia con sopra una “x”, anche il suo prigioniero aveva gli occhi incollati alla pietra mentre continuava a sputare parole su parole.
Appena entrambi superarono la roccia di qualche passo la donna strattonò la corda spingendo l'uomo contro un tronco.
Conficcò la sua staffa nel terreno con una notevole forza e si gettò su di lui, tenendolo attaccato all'albero e con entrambe le mani ben sopra la testa.
Lentamente con la mano libera prese un coltellino che conficcò pochi centimetri sotto le braccia dell'uomo, poggiò la sua fronte a quella dell'uomo lasciando cadere il suo bianco cappello.
Si osservarono negli occhi per lunghi istanti, immobili statuari, sincronizzarono i propri respiri, i propri battiti.
E si baciarono con passione.
L'uomo si liberò dalla corda tagliandola e prese per i fianchi Zero, lei rispose prendendogli la testa tra le mani in maniera passionale stropicciandogli i capelli.
Continuarono per interminabili istanti, fino a quando Zero non reclinò all'indietro la testa, lasciandosi baciare il nudo collo
-Sei un'incosciente....sai benissimo che non devi venire fin qui...e' pericoloso-
-Pensavo che ti piacessero le persone coraggiose e sicure-
L'uomo passo la sua mano sulla coscia di Zero, lei alzò la gamba destra spingendo ancora di più, calò una mano e strinse, facendogli emettere all'uomo una smorfia di accennato dolore.
-Hai ragione...a meno che tu non sia solo contento di vedermi-
Abbozzarono entrambi una risata finché l'uomo non sollevò di forza Zero e la adagiò su un lembo di prato con lui sopra, continuando a baciarla.
-Allora? Come è andata?-
Grusbalestra sobbalzò preso alla sprovvista.
Entrato nella sua stanza era ancora intento a chiudere la porta dietro di sé, quando udì le parole di Fiethsing provenire da un angolo buio della sua spartana stanza: un letto stropicciato ed una grande scrivania piena di appunti e libri aperti in ordine sparso
-Bene...ha accettato...Gradirei però un minimo di tatto dalla tua, avresti potuto attendere fuori della porta-
Fiethsing non rispose, si limitò a indicare una sedia, invitando il suo compagno a sedere
-Racconta-
-Nulla...non c'è molto da dire. Ha accettato, mostrando riluttanza certo, come darle torto. La nostra signora non avrebbe potuto fare altrimenti-
-Evita la formalità, almeno dentro queste quattro mura-
Grusbalestra non afferrò al volo.
-Lascia stare...-
-Comunque...Parlando di altro...Come va?-
La donna abbassò lo sguardo, sconfortata.
-Peggio di ieri...e probabilmente meglio di domani...- scosse la testa-è...è come se non esistessi....e piano piano sento che è per me lo stesso...anzi...-
-Ascolta...-
-No...lo ho accettato...forse...anzi...io non ho fatto nulla. Forse lo ho accettato così presto perchè... perchè in fondo io non provo più nulla per lui...-
-Mi dispiace-
-No...e' naturale...forse...per quanto naturale possa apparire lasciarsi morire agli occhi di un umano...Vivere per secoli non è certo un qualcosa di...naturale ai tuoi occhi...-
-Ovvio che no, ma conosco la natura degli Elfi-
-Già...ma qui non si tratta di elfi, non si tratta di razza...sento di aver fallito...come...donna, si...-
Rimasero in silenzio osservando il panorama dalla piccola finestra dove filtrava la luce del pomeriggio
-Vedi Grusba...vivere per così tanto tempo, per secoli e secoli...potrà sembrare una benedizione, ma credimi...non è così...ci si lascia morire se non si ha uno scopo...se non si ha una meta...
Io...io ero innamorata di lui, veramente...ma forse lui non lo era di me...ho aperto il mio cuore a lui...e...non ho ricevuto nulla...
Ogni giorno mi alzo e lo vedo...seduto a guardare il nulla... lo vedo spegnersi piano piano, e sai cosa c'è?-
Una lacrima inizò a rigarle il viso
-Non trovo più la forza di parlargli...perchè mi chiedo...perchè dovrei aiutarlo, cosa mi ha dato in questi tre secoli? Non un briciolo di amore vero, non un briciolo di passione...-
Grusbalesta stette in silenzio, ascoltando la confessione della sua compagna.
Fiethsing si alzò asciugandosi il volto con il palmo della mano e si diresse verso la porta
-Scusami, non era mia intenzione angustiarti...Levo il disturbo-
-Aspetta-La fermò il saggio
-Perchè Zero?-
-Perchè lei è la migliore-
-No. Non lo è ancora, ha ottime potenzialità ma è indisciplinata è irrequieta e sconsiderata. Dare a lei la posizione di custode delle pietre sacre è un azzardo a parere mio-
-Eppure convieni con me che è l'unica scelta possibile. Non sei in grado di poter affrontare quello che, sicuramente, accadrà, Almerius è troppo inesperta, Moojdart è fondamentale nel processo di purificazione, Milest non ne parliamo....-
-E tu?-
Fiethsing, arrivata in prossimità della porta si girò, rispondendo a Grusbalestra
-Zero è sicuramente una candidata migliore di me-
-Credi veramente a quello che dici? Credi veramente in quella ragazza?-
Rispose con un cenno di assenso e chiuse dietro di se la porta.
Grusbalestra notò una luce negli occhi di Fiethsing, una luce di speranza e sicurezza.
Ma anche un'altra luce, violenta, burrascosa seppur calda e passionale, viscerale. Una luce che la donna aveva nei propri occhi, secoli fa.
Risvegliatasi, aprendo gli occhi Zero incrociò lo sguardo del suo uomo, la stava osservando, rapito dalla sua bellezza in quel quadro di natura incontaminata.
Sdraiati sull'erba, con solo una bianca coperta a tenerli al caldo si stringevano ancora in un romantico abbraccio.
-Ciao...-sorrise l'uomo
-Ciao...-rispose Zero
Non si dissero altro per molti minuti, congelando quell'intimo momento nel tempo
-Tra poco sarà tutto finito-
-Davvero?-
-Si...il mio lavoro è concluso, potrò avere una vita reale, semplice-
L'uomo aggrottò la fronte
-Mi dispiace che la tua vita diverrà così noiosa e monotona-
Zero sorrise e si mise seduta, rannicchiando a se le gambe
-Non intendevo questo-
L'uomo si alzò mettendosi i pantaloni
-Non credo che ci sia qualcosa di male nel desiderare una vita semplice, però...-
-Però?-
-Nha...nulla...c'è chi desidera una vita avventurosa mentre ne vive una completamente all'opposto e chi come te, cerca null'altro che stabilità-
-Immagino che difficilmente si trova quello che si desidera, o no?-
L'uomo si girò lentamente, si chinò verso Zero la cinse con la coperta, la strinse a se e la osservò negli occhi
-Non e' vero...molte volte è semplice come dire un “si”-
-Non capisco-
L'uomo sorrise, si guardò in torno con un leggero imbarazzo, come se stesse ripetendo a mente le parole che avrebbe voluto dire di li a poco
-Zero...da quando ti conosco, dal primo istante dal primo sguardo ho provato un forte sentimento di amore. Fino a una settimana fa, fino a ieri, fino ad oggi, fino a questo istante, il sol fatto che, osservando i tuoi occhi io potessi vedere me stesso, potessi vedere quella parte di cuore che ti ho donato e che te hai accettato mi bastava.
Ma giorno dopo giorno in me cresceva qualcos'altro, qualcosa di più di un legame.
Forse sono avido, forse penso solo a me stesso, ma non riesco a fare altrimenti, non riesco a vedere un futuro diverso se non proprio quello, che dentro di me, ogni notte prende vita nei sogni e mi culla fino ad addormentarmi-
L'uomo prese il largo cappello bianco, lo mise in testa a Zero e all'ombra di esso parlò
-Zero, che per me sei luce, che per me sei futuro, presente e passato, vuoi concedermi la tua mano in matrimonio, per sempre, finchè morte non ci separi? Vuoi essere mia sposa e prendermi come tuo sposo?-
Zero gli si buttò al collo piangendo, mostrando quella ragazza che in fondo era, lo baciò più e più volte in una gioia mista ad un pianto di emozioni.
-Penso proprio che sia un si-
-Si...lo è!-
Ed in quell'istante, fermo nel tempo, spirò un caldo vento da est.