FOW Tales:I Sei Saggi Capitolo 4: Still Life
Articolo by Diego Pennesi
Editor Force of Will Italia
Una pianura sconfinata, da est ad ovest da nord a sud estesa fino a dove l'occhio può arrivare ad osservare, il terreno brullo,rossiccio, coperto da un odore di morte e oscurità, permeato da uno strato di disperazione.
Si odono solo delle campane, un rintocco sordo, ritmico, ipnotizzante.
“Sono stati loro...”
Corpi, accatastati gli uni sopra gli altri.
In lontananza si ode il pianto, lo straziante pianto di un infante.
Lampi squarciano la notte mentre una luna rossa illumina tutto il pianeta.
Lei, Zero, al centro di tutto questo, corre verso il piccolo essere agonizzante, eppure ha l'impressione che, passo dopo passo, esso si allontani.
Un altro rintocco sordo ed un altro pianto, questa volta verso est.
“Loro...hanno distrutto tutto...”
Corre, corre a più non posso, corre da una direzione all'altra, cercando di scacciare quelle parole che rimbombano nella sua testa.
“Congiura...Ti hanno tradita...”
“Usata e poi gettata...provi forse rabbia? Provi forse odio?”
“Perchè combattere?Combatti una marea? Combatti un terremoto?”
Tutto inizia a girare attorno a lei, ruota vorticosamente, il cielo si tinge di rosso, le stelle tracciano scritte incomprensibili mentre le campane rintoccano sempre più velocemente.
Ed improvvisamente, quel ritmico suono si spezza, diventa una fanfara macabra, oscura.
Due quattro otto e ancora e ancora più campane rintoccano intonando note sempre più disturbate.
Cade, il sangue inonda il suo viso, i suoi vestiti iniziano a macchiarsi sempre di più,come una piaga che avanza, di un rosso vermiglio.
Si guarda attorno, in preda al panico e li vede, Milest, Moojdart, Grusbalestra, Almerius e le ancelle: tutti cadaveri, dilaniati da tagli su tutto il corpo, riversi in pozze di sangue e davanti a se la principessa Kaguya, incastonata nella roccia con la testa reclinata all'insù in una smorfia di dolore, senza nessuna altra estremità, grondante di sangue.
E sotto di questo macabro altare Fiethsing, trafitta da una staffa di legno oscuro, nero come carbone.
-Z...e...r....-il saggio del vento sibila qualche lettera, la chiama a se
Si avvicina, le mani le tremano, impaurita, terrorizzata.
Zero stringe a se la staffa e con forza la estrae.
Il corpo di Fiethsing si accascia di lato al suolo, esanime.
“Non odi il rintocco della grazia? Non odi la calma in questo momento?”
In quell'istante in lei sente crescere qualcosa.
Il ritmo del cuore si calma, il respiro si fa più leggero.
“Uccidili...Per quello che ti hanno strappato...per trovare la tua pace...”
Vede se stessa riflessa nel sangue di Fiethsing, una se stessa con un disturbato sorriso.
Si svegliò urlando nel pieno della notte, nella solitudine della sua stanza.
Sudata, con il respiro affannato e corto.
Si stropicciò gli occhi ed uscì di corsa dal letto, aprì di fretta la porta e si gettò all'aria aperta, sotto la incessante pioggia che martellava tutta la pianura circostante.
Cadde a terra sule proprie ginocchia, voltò il proprio sguardo tutto intorno a se, come a chiedersi se quello che stava guardando fosse vero.
In lontananza vide un'ancella che si dirigeva verso di lei.
Comprese che era tutto vero.
Quello che era accaduto.
Quello che le avevano detto.
Iniziò a ridere istericamente, sfociando in un pianto di disperazione.
Battè violentemente i pugni sul terreno, scavando la terra fino a quando le stesse mani non iniziarono a sanguinare e sopraffatta dal dolore fisico, oltre che da quello interiore, cacciò un urlo di rabbia e disperazione.
Appena l'ancella fu su di lei la prese e la gettò in terra, si rialzò e corse verso la sala reale.
Il gran trambusto fece accorrere altre ancelle oltre che mettere in guardia coloro che presidiavano la stanza reale, cercarono di fermarla come poterono, ma fu tutto inutile, sia con la semplice forza sia con l'uso della magia riuscì a divincolarsi più e più volte.
Giunse alle porte della stanza reale ed iniziò a martellare con pugni il mastodontico portone di legno.
“PERCHE'! PERCHE' IO! PERCHE' PERCHE' PERCHE'!VOI SAPEVATE! VOI SIETE UNA DIVINITA'!PERCHE' PERCHE' TOGLIERMI CIO' CHE AMO PERCHE' PRIVARMI DELLA MIA STESSA VITA!COSA SIAMO SENZA LA NOSTRA UMANITA'?SIAMO PER VOI SOLO STRUMENTI, DA UTILIZZARE E POI GETTARE? PERCHE' PERCHE' PERCHE?Perchè?Perche'....-
Zero iniziò ad accasciarsi, le forze le venivano sempre meno, la voce iniziò a diventare sempre più flebile
-perchè donarmi una vita infinita...per vedere morire le persone che amo...per diventare un mostro...e' così?E' COSI' CHE VENIAMO RIPAGATI? DIVENTARE DEI MOSTRI IMMORTALI?”
Estrasse da sotto la veste un pugnale, appena la lama di argento scintillò nella oscurità tutte le guardiane cercarono di disarmarla,inutilmente, e quando conficcò quel coltello direttamente nel suo petto, tutte si allontanarono, rimanendo in silenzio.
Zero non emise nessun suono, solo un piccolo rivolo di sangue uscì dalla sua bocca.
Dopo poco alzò lo sguardo verso la porta, estrasse il coltello e lo lanciò a terra.
La ferita si rimarginò a vista d'occhio.
“Un mostro...Te mi hai fatto diventare un mostro...”
Si azlò e si incamminò in solitudine nel bosco.
Oltre la porta Kaguya aveva udito tutto.
Nessuno lo ammise mai, nessun libro lo riportò, ma in quell'istante, oltre il grande portone di legno,lei la principessa stellare udi tutto.
Sapeva cosa aveva fatto.
Aveva preso una decisione avventata, ma necessaria.
Aveva sacrificato l'umanità di Zero per il bene di tutti.
Forse, in cuor suo, quello che più la dilaniava era aver sacrificato così velocemente l'umanità della sua sottoposta, una umanità che lei non avrebbe mai ceduto.
Si sentì sporca, si sentì come se avesse tradito se stessa.
Nessuno lo ammise mai, nessun libro lo riportò, ma in quell'istante, oltre il grande portone di legno, una divinità pianse per tutta la notte e tutto il giorno.
Pianse.
Zero bussò ad una porta di legno, ed un assonnato uomo le aprì
-ZERO!-
Sporca, bagnata, piena di fango fino alle ginocchia e con il vestito insanguinato sul petto, la strinse a se e lei si strinse a lui
-Zero...cosa hai fatto?-
Non rispose, le forze le iniziarono a cedere del tutto, cadde ancora una volta sulle ginocchia e l'uomo con lei.
Gli aprì la camicia e accostò il suo orecchio al cuore dell'uomo.
Sentì i suoi battiti.
E così rallentò i suoi.
-Zero...cosa è successo?- stringendosi sempre più al petto
-Ti prego...Ti prego...non abbandonarmi...ti prego-
-Zero...Io non ti lascerò mai...finchè avrò forza rimarrò al tuo fianco-
A quelle parole, a finchè avrò forza, Zero la maga splendente, la luce della speranza si strinse ancora di più.
In quell'istante avrebbe voluto essere Zero, e nulla più, una ragazza qualsiasi, stretta nel tenero abbraccio dell'amore incondizionato del suo amante.
Una donna qualsiasi, la cui vita fosse solamente un istante nello scorrere del tempo, e nulla altro più.
-Ti prego...rimaniamo così...voglio sentire il tuo battito...voglio sentire il tuo cuore...-
Rimasero così per tutta la notte, mentre fuori pioveva a dirotto.
L'indomani Zero raccontò tutto al suo uomo.
Lui ascoltò in silenzio.
Le si avvicinò e la baciò con ancor più passione che mai, la alzò e la adagiò sul letto, le prese la mano e le infilò un semplice anello d'oro, leggero nel metallo, ma pesante in sentimento
“Zero...tu non sei un mostro...e per me non lo diverrai mai...sei la migliore cosa che mi sia mai capitata. Quando il giorno di lasciarci arriverà, arriverà. Questo non cambia nulla per me e desidero che anche per te sia così. Non sei un mostro, sei la donna che voglio sposare, sei la donna che desidero avere al mio fianco, sei la donna che voglio vedere la mattina prima ancora del sole, la donna che vorrei vedere la sera, prima ancora della luna.
Sei la donna che voglio amare.-
Zero lo spogliò lentamente mentre le ultime lacrime le rigavano le guance
-Allora amami-
Passarono così tutto il giorno assieme.
“Lui morirà, e te lo seppellirai...”
“Seppellirai i tuoi figli, i figli dei tuoi figli e i figli dei loro figli”
“Sarai la prima e l'ultima della tua discendenza...e per cosa?”
Durante quegli intimi momenti, sentiva rimbombare queste frasi, cercò di scacciarle con insistenza stringendosi con foga animalesca al suo amore, supplicando, urlando di essere amata con più foga, e con più foga ancora ad ogni frase nefanda, graffiando con passione nella schiena del suo amore.
“Vendetta...”
“Vendetta...”
“Vendetta...”
“VENDETTA!”
A quella frase, in quell'istante culminato con l'apice della passione, i due amanti gridarono, rilasciando in un solo urlo tutto ciò che avevano dentro, amore, rabbia, frustrazione, speranza, rassegnazione, dolore ed infine si accasciarono l'uno su l'altro.
Lui, con gli occhi chiusi strinse sul suo petto la testa della sua amata, mentre lei diresse uno sguardo carico di odio verso la sommità della foresta.
Il giorno dopo Zero fu chiamata al cospetto di Kaguya.
La principessa stellare si mostrò come era solita mostrarsi a Grusbalestra, nella sia vera e semplice forma.
Zero ne fu sorpresa, ma la rabbia che covava dentro di se era tanta da riempire la sua testa, ed il suo cuore e non lasciar spazio per altro
seduta su una modesta sedia, al centro della stanza, alzò la testa ed incrociò lo sguardo della sua sottoposta.
Zero rimase sorpresa, e sentì la rabbia sopirsi appena un poco.
La principessa, la perfetta principessa stellare, era una umana come lei.
Il suo viso da ragazza rigato da incessanti lacrime, gli occhi rossi dal pianto le donavano una umanità che Zero non aveva mai neanche immaginato le potesse appartenergli.
-Ti chiedo perdono...Io...Non ho potuto fare altrimenti...-
Zero rimase impassibile
-Io...Non c'è altro modo...Ho fiducia in te...capisci questo...-
-No...non capisco...-
-Io non posso essere ancora qui...Altri mondi richiedono la mia presenza...Non volevo giuro...-
-Così ci abbandoni e lasci un fantoccio, una misera copia di te su queste terre a tenerti il posto...Io?-
-No! Io...io amo questo mondo-
-Io amo quello che c'è su questo mondo...E lo vedrò spegnersi. Più e più volte. Meritavo questo? Rispondimi-
Kaguya non proferì parola
-Allora...principessa...rispondimi...RISPONDIMI!-
Si gettò alle sue gambe
-MI DISPIACE MI DISPIACE MI DISPIACE, PERDONAMI SE PUOI PERDONAMI se puoi...-
“Patetica....Debole...”
-Patetica...Debole...-sibilò Zero
-Perdonami...-
-E' stata una tua scelta?Voglio sapere se è stata una TUA scelta strapparmi via ciò che di umano avevo, oppure uno scherzo del destino-
Le disse tutto, di Grusbalestra e di Fiethsing.
“tradimento...loro saranno i primi...corrotti...hanno agito per il loro interesse...ti hanno usata...”
-Che la vergogna cada su di te...Ti sei fatta usare, hanno celato le loro intenzioni e ti hanno resa burattino...-
Si districò dalla principessa e si incamminò verso la mastodontica porta.
Si fermò un'istante davanti la porticina che rendeva il passaggio più comodo, poggiò invece sopra ogni anta le mani e aprì l'intero portone, facendo riecheggiare nell'aria lo scricchiolio del legno
-Prepariamoci per questo rituale-
Entrò nella sua stanza, gettò la staffa ed il cappello in terra e si poggiò con entrambe le mani sulla scrivania.
Da dietro udì una voce.
Scura, spaventosa.
Un'ombra si stagliava sulla parete alle sue spalle, più Zero si avvicinava ad essa e più le sembrava di sentire provenire da essa un incessante rullio di tamburi, di flauti blasfemi al ritmo di una cacofonica danza lenta e ripugnante.
-E li...compirai la tua vendetta...li intrappolerai per sempre...li renderai sterili, li ucciderai lentamente...Li sarai finalmente libera...Il potere scorrerà nelle tue vene, più forte che oggi...ed il mondo cadrà ai tuoi piedi...cingerai con l'ebano il tuo corpo! Sarai te il profe-
Non gli fece completare la frase, protrasse il suo braccio all'interno dell'ombra e strinse qualcosa di solido, strozzando le parole dell'immondo Cthulhu.
-Io. Non. Ho. Bisogno. Di. Te. SPARISCI!-
Strinse ancora di più la presa, fin quando non udì il suono di ossa rotte e così l'ombra sparì come era arrivata.
Zero si accasciò sul letto stringendo il pugno grondante di sangue e mordendosi le labbra ripeteva incessantemente una sola parola.
Vendetta.