FOW Tales: Redenzione Capitolo 1 : Osserva cosa sono diventata
Articolo by Diego Pennesi
Editor Force of Will Italia
Osserva cosa sono diventata
-Non importa quanto continuerai a guardare li dentro, non troverai nulla che tu non sappia già-
Esclamò così il locandiere, una figura anziana e provata dal tempo con un volto cruccio, spigoloso, dai capelli oramai quasi tutti color argento.
Il cliente, coperto da una spessa cappa di pelle, agitò il boccale in direzione del locandiere
-Non è una questione di contenuto-
-Riempi...-
-Ne ho visti a bizzeffe, uomini...-
Il misterioso cliente tossì poggiando il bicchiere sul bancone, ed osservando con più attenzione il suo interlocutore
-persone come te, credimi. Cercate tutti una risposta in questo posto, in quei boccali, nel fondo. Ma sapete benissimo cosa c'è. Solo il fondo, lo sapete benissimo. Cercate solo di convincere voi stessi di quello che sapete benissimo già. Non è il coraggio, non è la forza di volontà, non è...-
-Versa e stà zitto...-
Il fondo.
Il fondo lo aveva conosciuto benissimo.
Non di legno di pino, non di legno di quercia.
Ne di qualsiasi altro tipo di legno o materiale si creino questi dannati boccali di birra.
No; il vero fondo.
La disperazione la solitudine la rabbia...e molto molto altro.
Quell'odio profondo, quella fiamma oscura che erode se stessi dall'interno.
Bevve tutto in un solo sorso il nuovo boccale, chiedendone subito un'altro
-Pensi che sia coraggio, ciò che mi manca? Pensi che sia forza di volontà quello che io non ho? Pensi che sia qui, seduta su questo lurido sgabello ad osservarti per questo? E che mai dovrei trovare in un posto come questo?-
Il locandiere non rispose, si limitò a girare le spalle e continuare a pulire i bicchieri ed il bancone
Forse non aveva tutti i torti. O forse era completamente fuori strada.
Neanche lei era in grado di saperlo con certezza.
La confusione, la rabbia...per tutti questi anni, per tutto questo tempo si erano oramai fusi, uniti.
Erano diventati una sola cosa, una fusione inossidabile di sentimenti.
Disperazione.
Forse era questo il vero significato di questa fusione, uno stato d'animo che ti porta sull'orlo del baratro e quasi ti spinge giù, ti lascia sull'orlo del precipizio, impossibilitato a cadere, impossibilitato a salvarti.
-Se solo tu avessi...-
-Non trascinarmi in discussioni futili-
Alzò lo sguardo dal proprio bicchiere, osservando il locandiere
-Non trascinarmi in discussioni del genere, già ho capito l'antifona. “Tu non sai cosa ho provato, tu non sai nulla” e bla bla. Cosa credi? Tutti noi abbiamo sofferto, tutti noi abbiamo pianto, ci siamo dilaniati l'anima, credi che tu sia speciale? Che la tua ferita sia peggiore della mia?-
Il commensale sbattè violentemente il boccale sul bancone, e si alzò. La sua voce tremava di ira mentre osservava con i propri occhi il vecchio lavoratore
-Come osi? Hai tu forse visto lo scempio? Hai forse dovuto camminare su un tappeto di cadaveri? Hai dovuto forse attraversare una landa di corpi carbonizzati? Ti sei mai trovato accerchiato dalla paura, dal terrore, dalla solitudine? Hai visto la morte attorno a te, tranne che in te? La hai desiderata così tanto da bramarla nella notte e nel giorno? RISPONDIMI-
-Come ti ho detto, qui non troverai nessuna risposta alla tua ricerca. Quello che cerchi già lo sai. Se sei così decisa, così sicura di te, cosa stai guardando dentro quel boccale?Non ti manca nulla, eppure lo scruti da tutta una giornata: Perché?-
La figura misteriosa si calmò, prese dalla sacca alcune monete fece per poggiarle sul bancone, ma il locandiere la fermò
-No, oggi offro io...-
-Perchè?-
-Se questo deve essere il mio ultimo giorno, desidererei evitare di passarlo come tutti gli altri. Nella mia vita ho anteposto il benessere degli altri per il denaro. Desidererei fare qualcosa di buono, prima di crepare.-
-Diavolo se mi è mai interessato di persone come te. I vostri discorsi le vostre farneticazioni entravano ed uscivano da un orecchio all'altro. I vaneggiamenti di voi avventureri, le eroiche gesta di voi combattenti. Siete per me tutti uguali, parolai senza essenza, persone senza anima. Vivete la vostra vita come se fosse vuota, tutti cercate la stessa cosa... Come è possibile vivere una vita così vuota?-
In quell'istante la porta si aprì di colpo ed entrò dentro, o tentò sarebbe meglio dire, un'uomo.
Non fece che un paio di passi prima di finire infilzato da una mezza dozzina di tentacoli, stramazzando al suolo, senza vita.
Dall'interno della locanda si levarono urla e pianti di un piccolo gruppo di persone.
Una donna, gracile e spaventata pregava con occhi chiusi, mentre dietro di lei si nascondevano quattro bambini, spaventati a morte.Erano li da ore.
-Osservali. Osserva quella donna. E' impaurita è terrorizzata. Sa di non avere scampo. Eppure non è fuggita: protegge quello che ha di più caro.Io di caro non ho più nulla, sacrificato al dio del denaro. Se proprio vuoi andare a farti ammazzare io non posso impedirtelo, ma ti prego di ripensarci. Rimani qui, se sarà destino lo accetteremo, altrimenti continueremo a vivere un'altro giorno, continueremo a cercare quello che non vogliamo accettare-
La donna si liberò della stretta e poggiò sul bancone le monete e si incamminò verso l'uscio
-La mia realtà è divenuta una fantasia....cerco il modo di renderla ancora una volta realtà, nulla di più, nulla di meno. Non metterti in testa strane cose vecchio-
Ma era davvero così?
Sentiva ancora di avere uno scopo nella sua vita?
Si
Fortissimamente si.
Finchè lui sarebbe stato in vita la sua missione non avrebbe potuto terminare.
Eppure non riuscì a scrollarsi di dosso il pensiero che, infondo, era tutto un grande gioco, dove lei, il pezzo principale, si stava muovendo, su binari prestabiliti.
In strada si poteva udire il suono di grida disperate ed annusare l'olezzo di morte e disperazione.
La donna dallo spesso mantello si incamminò in direzione est, verso l'uscita principale della città.
Molti abitanti correvano disperati nella direzione opposta non curandosi di quella figura che, camminava incontro alla morte certa.
Dopo alcuni metri la sua attenzione fu catturata da un frenetico groviglio di tentacoli senza una precisa forma, essi banchettavano sopra un copro senza vita.
La donna passò accanto a tale nefandezza senza timore ne pensiero, e a pochi passi di distanza il groviglio di tentacoli gli si gettò con una fulminea velocità.
Fu tagliato in due con certosina precisione, la argentea lama risplendeva irradiando i riflessi di luce e fuoco tutto attorno a lei. Una abbagliante bellezza artigianale di rara fattura, intarsi magnifici in una lingua straniera recitavano frasi di eroismo e dedizione.
Una spada regale.
Ora, macchiata dal sangue oscuro di quella bestia infernale.
Le due metà, una volta cadute al suolo si dissolsero prima una fanghiglia ribollente, dalla quale emerse una lacera e sporca bambola di pezza, poi nell'aria come cenere bruciata.
Un ricordo le annebbiò la mente, una stanza piena di candida luce, lei vestita con l'armatura cerimoniale, china sulle ginocchia con in mano una bambola. Davanti a se una splendida bimba di quattro anni camminava con incertezza verso di lei, con un grande sorriso stampato su quel viso così giovane. Le prese di mano la bambola, la strinse a se mostrandola alla donna, prima di abbracciarla sul collo.
E lui dietro, sorrideva.
-Bene bene...Cosa abbiamo qui....-
Tornò immediatamente alla realtà, una figura femminile, nuda, camminava ora nella sua direzione. Le sue estremità sembravano completamente coperte da sangue, lunghi artigli felini di certo non nascondevano la propria non umanità.
-Noto con piacere che hai incontrato uno dei miei adorati figli...Povero piccolo...Lo hai fatto soffrire sai? Sei una distruttrice di infanti!- rispose sorridendo
-Chi sei?-
-Mia cara...non avrebbe importanza ma...ma si fa lo stesso, non posso di certo ignorare un così bel visino...Shub Niggurath così il genere umano mi chiama... sono qui per prendermi quello che mi aspetta...Stolto fu l'uomo tanto imbecille da evocarmi per ottenere potere...tanto stolto da non rendersi conto che io, la dea della fertilità avrei preteso il prezzo di dieci volte cento infanti e graziose donne, così da accrescere la mia bellezza e pote....hei, dove credi di andare?-
La misteriosa figura rinfoderò la spada e passò accanto allo cthulhu mentre vomitava parole su parole
-Non mi interessa di questa gente, fai quello che vuoi. Non ho voglia di ascoltare le farneticazioni di un così vomitevole essere-
Shub montò visibilmente d'ira mentre la donna la oltrepassava mostrandogli la schiena.
Lei.
Un essere così' bello, così attraente.
Capace di essere il sogno proibito degli uomini, di essere anche la consorte dei Grande, trattata così da un comune essere umano.
Dalla schiena fuoriuscirono decine di tentacoli, alcuni con denti ed occhi ed con una sconvolgente velocità avvilupparono la donna dalla pesante cappa.-TU! COME HAI OSATO OFFENDERE ME! SE BRAMI LA MORTE COSI' TANTO TI ASSECONDERO' IMMEDIATAMENTE! ANCHE TU FARAI PARTE DEL PAGAMENTO! E ORA MUORI-
I tentacoli coprirono ogni parte della figura iniziandola a stritolarla, finchè non si potè udire il rumore di ossa rotte.
Sembrò quasi, in quell'istante, che tutti i rumori cessarono.
Solo lo schioppettio del legno e null'altro.
Dopo alcuni istanti di compiacimento Shub sentì uno strano “odore”.
-Ma come...Questo è il mio territorio, come è possibile che ci sia un'altro cthulhu?-
Girò la testa in ogni direzione, cercando di capire da che direzione potesse venire quell'odore
-Piu' vicino di quello che tu creda- potè udire dai propri tentacoli.
In un solo istante la figura che sarebbe dovuta essere stritolata emise un intenso calore che si tramutò immediatamente in ardenti fiamme color rosso e nero.
Ne uscì una forma femminile in armatura.
Occhi iniettati di sangue, un sorriso malsano. Lunghi capelli biondi legati da spine di rosa.
La spada impugnata nella mano era ammantata da una perenne fiamma nera come la notte.
In un battito di ciglia la donna fu sopra allo cthulhu.
Shub cercò di allontanarla con un colpo di tentacolo ma fu tutto inutile, venne fatto in brandelli con rapide mosse di spada.
La donna atterrò subito Shub e vi si pose sopra, imprigionandone i movimenti del bacino con i propri fianchi: le due donne iniziarono a colpirsi chi con la spada, chi con i lunghi artigli e tentacoli.
Le urla si mischiavano agli zampilli di sangue, giuzzanti fiotti color purpureo.
La donna in armatura sembrava quasi posseduta da una forza demoniaca, una ampolla di malvagità e rabbia: non sentiva paura ne dolore, neanche quando venne trafitta sulla spalla e sul fianco dai colpi di Shub. Ogni qualvolta la spada le veniva strappata di mano dai tentacoli, si difendeva con le nude mani, strappando in due quelle immonde protuberanze o addirittura con i denti, prima di prender nuovamente in mano il controllo della propria arma e continuare l'assalto.
La donna assestò un poderoso colpo al petto di Shub lasciandola per alcuni istanti intontita, grazie a questo si alzò e roteo la lama nel proprio palmo.
-A...Aspetta! Aspetta! Posso...Posso donarti tutto quello che vuoi!- cercò di parlare Shub
La donna si bloccò di colpo
-Posso donarti ogni cosa...Potere...Lussuria...Immortalità...Allora?-
-Anche coloro che ho perso?-
-Certo!Tutto quello che vuoi!-
La donna strinse con forza la spada e la puntò verso il petto dello cthulhu
-Aspetta...che fai?-
Lentamente calò la spada dentro il petto della immonda creatura, bruciandone la pelle con le fiamme che ne scaturivano, in modo tale da non far morire dissanguata la sua vittima, prolungandone più al lungo possibile il dolore.
-Allora, credo proprio che mi prenderò quello che ho perso...Addio Shub, che tu possa marcire all'inferno-
-VAFFANCULO-
La donna girò lentamente la spada per allargare la ferita, facendo emettere a Shub un urlo di dolore che rieccheggiò tra le strade.
-E' un peccato che la tua vanagloria ti abbia impedito di lasciarmi andare-
-Chi...d...d...diavo...diavolo...s...s....ei...-
La donna le squarciò il petto fino al viso e dopo pochi istanti Shub niggurath si dissolse nell'aria, lasciando al suo posto solo una macchia di sangue
-Io sono solo un'ombra...un'ombra di quella che una volta era chiamata Jeanne de Arc-
Jeanne si girò verso un vetro di una finestra ancora semi intatto.
Le fiamme dalla sua spada si spensero e le spine di rosa che tenevano le treccie si dissolsero al suolo, lasciando la lunga chioma dorata libera di oscillare al vento.
Il suo sguardo mutò in uno più dolce, i suoi occhi scacciarono la rabbia per far posto alla compassione e alla paura.
Si osservò allo specchio, vedendosi come molti anni fa
In un vestito bianco, in una splendida bianca casa mentre teneva il suo ventre prominente.
Con lui dietro
SI toccò la parte di armatura che copriva il ventre, graffiandola con il guanto d'arma
-Guarda cosa sono diventata....-