FOW Tales: Redenzione Capitolo 2 : Ricordi
Articolo by Diego Pennesi
Editor Force of Will Italia
Ricordi
L'alba è quel momento in cui il sole torna timidamente a riscaldare tutto ciò che prima era ammantato dalla notte, in un infinito alternarsi ciclico, una danza tra sole e luna che nasconde e mostra ogni aspetto di ogni cosa creata.
L'alba è quel momento in cui i primi raggi del sole, timidamente entrano dalle finestre, trapassando le bianche tende di seta e si infrangono in un dedalo di specchi che pian piano illumina sempre più le grandi stanze del castello.
Alcuni affermano che, in certi periodi dell'anno, in alcuni giorni specifici si fosse in grado addirittura di osservare il fascio di luce viaggiare da marmo a marmo, ed altri ancora giuravano di poter udire il canto di soavi voci bianche.
In tutto questo danzare tra pura fantasia ed meraviglia naturale, sgattaiolava una figura piccola e nera, coperta da un mantello di stoffa pesante.
Non più alta di un metro, anzi qualcosa di meno.
Si muoveva con rapidi movimenti,grazie alle sue piccole gambe nude sul pavimento di puro marmo bianco.
Aprì piano piano una porta di grandi dimensioni stando attenta a non emettere nessun rumore, tranne quello della porta stessa.
Con fare guardingo ed in punta di piedi si addentrò sempre più nella stanza, verso il letto dove, una figura femminile dormiva beatamente.
In realtà non era affatto sopita, anzi, attendeva il giusto momento per poter agguantare la piccola figura, trasformando la “preda” in “cacciatore”.
Piano piano le due parti si trovarono a breve distanza, e quando la piccola figura si gettò sul letto, la donna la catturò con un lenzuolo.
-Hahahah! Ti ho presa!-
-Eddai! Ahh non vale!Te sei più grande!!!-
-Ti ho presa ti ho presa!-
-Fammi uscireeee! Fammi Uscire!-
La bambina, muovendosi si incastrò letteralmente tra le lenzuola.
Ne uscì una piccola bambina dai vispi occhi e dai capelli biondi a caschetto, tutti stropicciati per la zuffa: ogni ciuffo partiva per direzioni differenti, come se fosse un piccolo ananas!
La donna, Jeanne, non poté non ridere
-Dai mamma non ridere!-rispose la bambina con un broncio sul viso
-Scusa scusa!-
-Tz...e io allora non ti do nulla-
Jeanne fece spallucce e si avvicinò alla sua bambina, ancora chiusa in quel gomitolo di lenzuola
-E cosa vorresti darmi?-
-E no! Te mi hai presa in giro e ora non ti do più nulla!-
-Scusa allora se sono stata cattiva!- rispose, con un bacio sulla fronte
-Tze! E pensi che basti questo?-
Jeanne sorrise maliziosamente
-E questo chi te lo ha insegnato? Papà?-
La piccola bambina, un po' ingenuamente fece di si con la testa
-Allora...facciamo così, ti cucinerò il tuo dolce preferito!-
-No, non puoi!-
Jeanne rimase un poco interdetta
-E perchè?-
La piccola bambina cercò di divincolarsi dalla coperta, aiutata dalla madre riuscì nell'impresa e, una volta libera, tirò da sotto il vestito un piccolo candido Giglio, un po' acciaccato per la zuffa di poco prima.
-Perchè oggi è il tuo Compleanno!-
La bambina senza aspettare, infilò il fiore tra i capelli della madre, gettandosi al suo collo, abbracciandola.
Jeanne, commossa dal semplice gesto della figlia la abbracciò a sua volta stringendola con forza.
Alzò lo sguardo dopo alcuni minuti.
E lui era li, ad osservarli, ritto, sullo stipite della porta.
Con la sua armatura lucente d'argento
Quella barbetta ispida quasi trasandata
Quei capelli lunghi fino alle spalle, neri come la cenere
E quel sorriso, colmo di soddisfazione e gioia.
Questa donna, invece era china nel fango misto a sangue, continuava a tenere a se quello che, con tutta probabilità era il corpo senza vita di suo figlio.
Disperata, piangeva la sua perdita a squarciagola, urlando ai quattro venti il nome del piccolo bambino.
Jeanne, la osservò per alcuni minuti, in rigoroso silenzio.
Le ricordò una scena, con lei stessa come protagonista.
Tutto attorno a lei la città continuava a bruciare e il via vai di persone con grandi secchi di acqua sembrava essere uno sforzo assai inutile, per sopire le fiamme sparse in tutta la città.
Si era spara la voce: la città era infine salva dalla minaccia cthulhu, almeno per ora.
Jeanne fu distolta da quel triste spettacolo, solo quando un soldato chiamandola con insistenza, decise di scuoterla tirandola per il braccio per farsi ascoltare.
Jeanne si girò di scatto, mettendo mano al pomo della sua spada.
Appena si girò, il soldato, forse preso alla sprovvista, sobbalzò, allontanandosi di qualche centimetro, aprendo bocca dopo alcuni istanti
-Signora...La prego, il capo villaggio vorrebbe parlare con lei- defilandosi poco dopo aver lasciato il messaggio.
A malapena avrebbe potuto avere quindi anni.
Jeanne si avviò verso il centro città, sebbene avrebbe voluto con tutta se stessa andare nella direzione opposta.
Una volta giunta in quella che era a tutti gli effetti la piazza principale, venne acclamata da un'uomo avanti con gli anni e ben vestito, e con lui un piccolo gruppo di cittadini.
Applausi e grida di incitazione per la salvatrice, la distruttrice di abomini.
-Salvatrice! La tua fama ti precede! Lasciatemi dire che è un onore per me avere avuto la fortuna di incontrare un così brillante esempio di eroismo e integrità! Che la spada che impugni possa proteggere tutti noi!-
-Mia signora- continuò -Vorrei conferire con lei nelle sale cittadine...vorremmo ringraziarla e...ecco...chiederle se vorrebbe unirsi alla nostra...comunità-
Jeanne prese dalla scarsella una pergamena sbiadita e giallastra, sopra di esso vi erano vari disegni raffiguranti una figura maschile di gradevole aspetto.
Si diresse ignorando completamente il capo villaggio verso la folla, mostrando la pergamena
-Sono alla ricerca di questo uomo. Si è macchiato di atroci crimini verso il mio paese, portandolo sull'orlo della distruzione. Badate bene, osservate questo disegno. Il nome non ha importanza, potreste conoscerlo con vari nomi. Ladro, assassino, traditore della patria, questi i suoi crimini. Se lo conoscete, rispondete ora, ne va della vostra vita-
-Mia signora, sono certo che se quest'uomo si è aggirato tra la nostra comunità sarà immediatamente rintracciato! La prego di....-
Il capo villaggio non riuscì a concludere la frase, Jeanne iniziò a paragli sopra, ignorandolo
-Qualsiasi di voi che lo abbia riconosciuto e in questo istante stia tacendo, sarà trattato alla stregua di un traditore della patria-
Un brusio si alzò dalla folla, mentre il capo villaggio iniziò a balbettare qualche parola di mediazione
-Ebbene, io vi ho avvisati- concluse, arrotolando la pergamena e riponendola nella scarsella
-Ma, mia signora....-
-Arrivederci- rispose freddamente, e fece per allontanarsi dalla piazza
-Mia signora-le corse dietro l'anziano capo villaggio- Mia signora ci vuole forse abbandonare dopo averci salvato?-
-Non era mia intenzione salvarvi-
Dalla folla si levarono dei brusii sempre più alti, chiacchiericcio e confusione si mescolarono:”ma come! Ci abbandona?”, “altro che giustizia, ho sentito la brutalità con cui uccide chi non gli stà a genio”, “le forze dell'oscurità fuggono dalla sua crudeltà”.
Una piccola voce, una tra le tante, la fece fermare di colpo
“Quell'uomo è l'unico a sapere cosa sia successo al Palazzo dei Marmi...E se fosse lei la traditrice?”
Jeanne si girò di scatto, osservando con uno sguardo carico di rabbia l'uomo dalla cui bocca uscirono queste parole, facendolo sbiancare
-Come hai detto?- chiese con insistenza mentre nel silenzio creatosi gli stivali d'arme producevano un sinistro suono di ferraglia
-COME HAI DETTO?- urlò Jeanne, mentre attorno all'uomo si fece un piccolo vuoto, le persone non osavano trovarsi neanche vicino alla traiettoria di Jeanne
-Ma...ma...sono solo voci...-
Jeanne impugnò il pomo della propria spada e tutti, in quell'istante chiusero gli occhi, aspettando che l'ira della guerriera si abbattesse su quel povero uomo che l'aveva provocata.
Invece non accadde nulla.
Jeanne non sguainò la spada.
Si limitò a guardare l'uomo, a terra sulle ginocchia proteggersi il volto dall'imminente colpo, piagnucolando qualche parola senza senso in un dialetto sconosciuto.
-E tu, che sei nel fango fino quasi al ventre, tu che ti sei gettato nella lordura, implorando pietà per aver detto, dietro alle mie spalle menzogne, calugne, tu proprio, tu avresti la facoltà di accusare un'altra persona che non conosci se non attraverso insulse chiacchere da donnicciola, di un crimine tanto grave? Dimmi se tu, che parli alle spalle ridicolizzando la parola “uomo”, che implori pietà non avendo neanche un barlume di coraggio per difendere le tue affermazioni, puoi in minima parte conoscere il significato di lealtà verso il proprio paese? Tant'è che affermi che IO ho infangato tale significato! Se questa è la comunità che tanto desiderate proteggere, lasciatemi dire che la vostra salvezza nasce solo da un flebile caso estremamente fortuito. Buona fortuna per tutto il resto-Concluso il suo discorso, Jeanne si allontanò dalla folla che, alla spicciolata si disperse tra le vie della cittadina, sconsolata ed in parte amareggiata.
-Io so dove si trova quell'uomo, egli da oggi non è più un problema a cui devo rispondere, per tua fortuna. Sarò ben felice di portarti da lui, mia signora Jeanne de Arc-Rimase solo una persona, al centro della piazza che a pieni polmoni chiamò la donna Jeanne si girò, stupendosi di non aver riconosciuto la persona tra la folla.
Eppure non era di certo un'uomo in grado di passare inosservato.
Una grande armatura scarmiglia, impreziosita da intarsi finemente rifiniti a mano racchiudevano una imponente figura di quasi due metri d'altezza. Portava con se una lancia di metallo, con una lama lunga forgiata come una Daga, un lavoro di metallurgia da quasi un metro di lunghezza, alla cui base sventolava un drappo vermiglio che identificava l'uomo come un Libero Cavaliere.
Un'elmo, anch'esso vermiglio, con due lunghe corna dipinte di un color osso naturale.
-Chi sei tu, uomo?-
-Il mio nome, mia signora, è Falltgold-