La filastrocca del Gatto
Illustrazione di Mirco Gravina
La filastrocca del Gatto
Nel palazzo di luce adornato d'incanto
Stava sereno un grazioso gatto
Dal pelo lucente e dal sornione sguardo
Pacato era adagiato
Al lato del mercato.
Sonnecchiante se ne stava
E verso il cielo osservava
Ispirato dalle nuvole su nel ciel
Finquando destato da uno schiamazzo
Pose fine al suo lungo sollazzo
Nel putiferio si accese il mercato sorpreso
Dietro ad un ladro piccol quanto inatteso
Ad un bambino si dava la caccia
Zeppo di Mele nella sua bisaccia
Le lanciava a destra e manca
Per poterle dare alla sua “ciurmaglia”
“giovinastri senza padri” urlarono i bottegai, chini nei loro mestieri
“pelati pancioni!!” risposero i bimbi, fuggendo sui propri piedi leggeri
Ma tra di loro, la più piccina inciampò su uno sfortunato cesto
Così un uomo arrabbiato, dalla lucente pelata, le fu addosso lesto
E poco prima che la sua mano potè afferrare il piccolo braccio
Il gatto con il sornione sguardo, arrivò sulla lucente testa con un felino assalto
“Va via! Va via” Urlò il bottegaio di rabbia rosso
Ma il gatto non cedette di un sol passo
Anzi danzando sulla testona, strappò alla ragazza un sorriso grasso
Dandogli il tempo di sgattaiolare, tra le gambe del bottegaio scosso
Il gatto scese quindi dal suo palco
Ringraziandolo per il comodo spettacolo
Che la testa piena di graffi testimoniava
Porgendogli la mela che tanto agognava
La prese con se e se ne andò quasi volando
Fra le risa del mercato, come un vigliacco
Il gatto camminò verso il palazzo di luce bagnato
Varcando il portone fin al lucente e ampissimo teatro
Accolto fu da tutti i soldati con un saluto rispettoso
E dalle damigelle con un sorriso goioso.
Ad un tratto una processione entrò nel castello: dolci, pani, paste, vino e pesci
Cadde una bella trota di giornata
Li sul pavimento di luce incantata
E subito la lingua del gatto di acquilina si era bagnata
Ma un piccolo gufo lo stesso pensava
E con occhi spenti, la medesima preda mirava
Gli sguardi si incrociavano, i muscoli si preparavano
E all'unisono verso la succulenta preda saltarono
Si azzuffarono su quel piccolo pesce come se fosse l'ultimo sul mondo
Lo schiamazzo si udì per tutto il palazzo come un rombo
Facendo arrivare in un sol lampo
La padrona del gufo dallo spento sguardo.
La padrona portandoselo via, per la collotta lo prese
Il gatto già pregustava il dolce pasto
Rimasè però di sasso nel veder che il gufaccio solo la lisca gli aveva lasciato.
Questa è la filastrocca di come saltò il pasto più prelibato
Il Gatto con gli Stivali adornato
Fine