Come una moneta
Illustrazione di Mirco Gravina
Come una moneta
Lo abbiamo fatto mille e mille volte: chiederci se nel mezzo ci sia qualcosa.
Nel mezzo di cosa? Della verità?
“C-COMANDANTE! COMANDANTE RACHEL!”
Un piccolo essere dalla forma null'altro che umana imperversava come un piccolo fulmine tra i corridoi di alabastro del palazzo centrale.
Piccolo pocopiù di un bambino in fasce, con un completo da gran signore ed un papion al collo; pervarso da una furia senza senno urlava a squarciagola due sole parole.
Finchè non raggiunse, aprendo con una forza di cui nessuno avrebbe mai pensato gli appartenesse, la grande porta di quercia nera, irrompendo nella stanza del comandante dei Nephilim.
Durante le nostre vite, spesso affrontiamo dilemmi interni.
Dobbiamo fare ciò che è dovere di fare, ma a che prezzo? Decisioni che fanno male.
“Per cosa sei venuto a disturbarmi Namblot?”
“SIGNORA! UN INTRUSO! UN INTRUSO E' ARRIVATO FINO AL CUORE DI ALTEA”
“Lo vedo con entrambi i miei occhi”
Rachel osservava dalla finestra lo spiazzo esterno della città fluttuante, dove una donna vestita di bianco, combatteva furiosamente contro un'ordalia di soldati e nephilim inferiori.
Chiuse per qualche secondo gli occhi, sospirando.
“Signora?”
“Stà zitto Namblot...”
Dal piazzale si innalzavano ovattate le ulra dello scontro, il cozzare delle armi le une contro le altre, finchè con un grande tonfo e sordo rumore, il combattimento si spostò nell'interno del palazzo principale di Altea.
Rachel senza scomporsi si incamminò per i corridoi continuando ad osservare lo scontro dalle ampie finestre che affacciavano sul piazzale.
Quella donna, pervarsa da una furia senza eguali, tagliava uno dopo l'altro qualsiasi soldato gli si parasse difronte.
La sua superiorità era schiacciante, nessun soldato le avrebbe potuto sbarrare il passso.
Ma lei non era intenzionata ad avanzare.
Rachel lo aveva ben notato.
Era circondata da nemici, avrebbe potuto eliminarli tutti in un colpo.
Ed invece si limitò ad abbatterli uno per volta, un urlo alla volta.
Lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo e lo faremo.
E' la natura umana di tutti noi.
Per star meglio, allora, ci illudiamo di stare dalla parte del giusto, che quello che abbiamo fatto sia “corretto” e “buono”.
“Signora...Stiamo andando ad avvisare il nostro padro...”
“No. Affronterò Zero da sola”
“Ma signora! E' un...”
Rachele sorrise.
“Guarda attentamente quei soldati, perchè secondo te si stanno facendo macellare uno dopo l'altro?”
Namblot indugiò sulla risposta da dare, preferendo rimanere in silenzio
“Amore”
“Non capisco Comandante...”
“Amore per questa città e per questo paese. Pensi che vogliam conquistare il mondo per puro gusto o divertimento? No...Non siamo così...Attorno a noi abbiamo persone care, persone che vogliamo proteggere, persone per cui diamo la vita e per cui faremo di tutto. Proprio come quella donna vestita di bianco, lordato ora dal sangue dei nostri compagni”
“continuo a non capire”
Rachel si fermò davanti ad una finestra, rivolgendo le spalle al piccolo essere
“Non mi aspetto che tu capisca...Dai l'ordine di non intervenire nel mio scontro...Che tutti osservino il duello senza muovere un dito”
“MA SIGNORA, LEI NON PUO' FARCELA...HA VISTO DI COSA...”
Rachel non rivolse nessuna risposta al piccolo Namblot e saltò con un agile mossa la finestra, irrompendo all'interno dello spiazzo principale, riuscendo ad interrompere il duello in atto, mettendosi tra Zero e la sua prossima vittima.
Si, lo capisco da sola che le speranze di vittoria sono minime.
E' Zero.
E' un Saggio.
Lo stesso Saggio che più di mille anni fa riuscì a confinarci in un limbo in cui vivemmo reclusi, nella disperazione.
E' carica di odio, è carica di disperazione.
Come biasimarla.
Lei pensa di essere nel giusto.
Lo scontro, riprese furente appena la nephilim toccò terra.
Le due donne si affrontarono schivando e parando gli affondi delle loro lame, scagliandosi a vicenda innumerevoli magie di un bianco sfavillante.
Il suo mondo è appena crollato ed è stata portata a quel limite che non avrebbe più dovuto oltrepassare.
Ma nei suoi occhi la fiamma oscura che consuma tutto è cominciata ad ardere.
Una fiamma tanto fredda da gelare il cuore.
Davvero noi appariamo così agli abitanti di questo mondo?
Spietati esseri? Vogliamo solo ciò che è nostro!
Amiamo questa nostra Altea, amiamo questo mondo che ci stà dando la caccia.
Vogliamo vivere, vogliamo sopravvivere. E cosa riceviamo?
Io penso di essere nel giusto.
Sembrava che la nephilim potesse addirittura tenerle testa, contro ogni aspettativa.
Rachel si allonantò da Zero con uno scatto all'indietro, la osservò per alcuni istanti e simultaneamente, le due contendenti abbassarono le loro armi
“Dimmi Zero...Quanto sangue di Alteliani innocenti hai sul tuo bianco vestito? Quante donne e bambini hai eliminato per arrivare fino a qui?”
Zero non rispose
“Davvero? Non vuoi rispondermi?”
“Fai silenzio creatura immonda”
“Ah, io? Io immonda creatura? Davvero? Ma guarda le tue mani, guarda il tuo vestito”
Zero ringhò di rabbia
“Avrei creduto che tu, proprio tu, potessi capirci...Capire quello che stiamo affrontando, capire quello che realmente siamo...”
“Mostri”
“Tutto nero o bianco, vero? Proprio te...”
“Quando questa città sarà rasa al suolo, cosa ti rimarrà tra le mani? Chi ti rimarrà? Lui?”
Con un movimento di inimmaginabile velocità Zero si scaglò contro Rachel, puntando la spada alla gola.
Se questo deve essere il mio ultimo momento, ben venga.
Ben venga di sacrificare la mia vita, davanti a tutti questi soldati.
Per dimostrare non chi sia il male, o chi sia il mostro, o chi sia il bene.
Ma per dimostrare in questo istante, chi sia male o bene o mostro.
Si, e' una ipocrisia, si è relativo.
Ma d'altro canto, come possiamo concepire assoluti, se siam farti di comune carne?
Non siamo dei, non siamo esseri immortali.
Ci arrampichiamo e ci aggrappiamo a semplici ideali, amore odio bellezza felicità.
Volgiamo vincere questa guerra.
E per farlo, dobbiamo comprendere che dall'altra parte c'è una faccia simile alla nostra.
Il cui cuore batte come il nostro
Il cui corpo si muove come il nostro
Il cui amore li smuove, come il nostro
Una faccia di una moneta, che gira e gira su se stessa, rendendo impercettibile notare quale sia testa o qual sia croce e che un giorno si adagerà sul suolo.
Mostrando un solo lato.